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EcoMuseo del Pianalto di Romanengo

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Il Corpo fuori norma - La Via Crucis della forma

11/04/2017 - 17/04/2017

mostra raul gabriel a romanengo
 
Mostra di Raul Gabriel
 
 
Segni neri su una superficie bianca raccontano una storia in quattordici tappe. Le forme sono grumi di bitume, memorie di grafismi, aloni. Eppure il significato è trasparente: è la Via Crucis contemporanea che Raul Gabriel porta a Romanengo (Cremona), nella Sala mostre nei sotterranei della Rocca (via Castello, 2), dall’11 al 17 aprile 2017. La mostra, organizzata dall'assessorato alla Cultura del Comune di Romanengo, si inserisce come terza e conclusiva tappa di un percorso che ha chiamato l’artista italoargentino di stanza tra Milano e Londra a confrontarsi con l’antica chiesa francescana di Santa Maria della Misericordia e soprattutto con la comunità. La traccia degli incontri di “Va’ e ricostruisci la mia Chiesa”, tenutisi a partire dall’ottobre scorso, ha lavorato intorno a ipotesi di recupero dell’edificio ormai dismesso, tra l’altro con il progetto di un nuovo altare, come un processo partecipativo di riscoperta e nuova consapevolezza da parte della comunità, dell'identità cristiana. Quella proposta da Raul Gabriel nella Rocca è una Via Crucis per nulla tradizionale, «interpretata in modo peculiare, eccentrico e anticonvenzionale ma anche paradossalmente fedele» afferma Stefano Castelli, curatore e critico di “Arte” e “Artribune”: «Tra apparizione e sparizione, la presenza umana (divina) è suggerita, sempre sospesa tra concretezza ed evanescenza. Merito di una pittura che mescola tratti di solidità e momenti più “liquidi”, in movimento. La Via Crucis di Raul Gabriel racconta le vicissitudini della forma per affrancarsi da una logica binaria che la oppone al contenuto. Si verifica la persistenza di una forma astratta ma non completamente disincarnata». Nelle stazioni di Gabriel, infatti, a essere protagonista non è il simbolo dello strumento del martirio ma il corpo: “Il Corpo fuori norma. La Via Crucis della forma”, come recita il titolo della mostra. Il perché lo spiega il teologo Giovanni Cesare Pagazzi, docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e all’Accademia di Brera: «Non si riesce a distogliere lo sguardo da questo coagulo di carne la cui forma è appena percepibile nella sua quasi deformità. Non si tratta di un corpo “messo a norma”, come tanti corpi che girano su questo mondo; corpi corrispondenti a norme anatomiche, culturali, alla moda, o artistiche. 
Norme così severe che escludono i corpi non “a norma”: malati, vecchi, brutti, deformi perché non perfettamente conformi alle norme. Questa Via Crucis è come la restituzione – in presa diretta – della plasmazione del corpo di Cristo, da parte delle esperte mani del Padre. Sono mani che aggiungono dove non vorremmo aggiungessero, tolgono e asportano dove non vorremmo togliessero e asportassero. Ma solo così si dà forma. Perciò il corpo di Cristo di questa Via Crucis è un corpo ospitale: non avendo forma “a norma”, è in grado di ospitare tutti i corpi, quelli “a norma” e non». È dopotutto il cuore della poetica di Raul Gabriel, per il quale «il corpo è imprendibile, sempre in processo; non è semplice trovare il modo di trasmettere l’idea di corporeità vitale, renderla incontrabile. Non credo vi sia una formula stilistica. A differenza che in altre epoche, sappiamo che la corporeità non coincide necessariamente con la figura o la non-figura. Il punto è comunicare una forza interna che palpita, inserire nel dipinto un fremito: e questa è un’operazione che non dipende dalla rassomiglianza delle linee, dei segni e delle materie con un elemento riconoscibile, bensì dalla capacità di trasferire la vibrazione vitale nel gesto e nella forma». Accompagnerà la mostra una pubblicazione con testi critici di Stefano Castelli e Giovanni Cesare Pagazzi. 
 
 

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